Viaggio in abruzzo

Viaggio in Abruzzo – Parte seconda

Etnia

A partire dal 1930 gli emigrati abruzzesi residenti nel nord Europa ed in America hanno raggiunto il numero di 1.200.000 fino al 1989, da quella data ad oggi questa cifra è scesa gradualmente fino a 700.000 circa. Mentre prima però emigrava la forza lavoro, oggi emigra la forza intellettuale composta da tecnici e laureati.
L’etnia della regione è antica: a pochi chilometri da Chieti e Pescara, di fronte alla splendida Abbazia di S. Clemente a Casauria, è stato trovato un piccolo sepolcreto romano. Una delle lapidi porta incise dediche della moglie che si dichiara «Hybernia» cioè irlandese al marito che descrive come «Sarmata» cioè russo. Questa coppia, testimonianza dell’impronta universale dell’Impero Romano, ha senz’altro dato vita a discendenti che hanno continuato ad abitare la terra d’Abruzzo. Nelle vaste pianure antistanti la Majella ed il Gran Sasso la storia ha portato nel corso dei millenni i popoli più diversi. Sanniti e Romani convissero per millenni dopo essersi fatti la guerra da cui giunsero ai posteri gente come Ovidio e Sallustio. Arrivarono poi i Barbari a conquistare e i Bizantini a difendere. I Longobardi occuparono stabilmente molte località a cui hanno dato i nomi che conservano ancora oggi. Chiese, castelli e torri rivelano tracce di Franchi, Svevi e Normanni i quali hanno lasciato modi di dire, parole e accenti che si rintracciano nel dialetto. Molti dei cognomi abruzzesi hanno origini bulgare, saracene, ebree ed albanesi. Meno nota per la totale integrazione del suo popolo è la enorme migrazione slava che ha interessato molti secoli data la vicinanza delle due coste ed ha ripopolato la fascia costiera non solo abruzzese ma anche marchigiana e romagnola dopo le grandi pestilenze.

Certo, i nuovi arrivati nel corso dei secoli ebbero il trattamento peggiore anche nell’Abruzzo «Forte e Gentile» ma poi, come negli Stati Uniti, si integrarono totalmente, tanto da dimenticare le proprie origini e sembra che nulla potrà riuscire a scomporre il paradiso etnico che si è sviluppato nei secoli alle falde della Majella.

La Transumanza

Questa è un’attività che i pastori di pecore praticano ancora oggi e che consiste nello spostamento delle greggi dalla montagna alla pianura verso pascoli più ricchi. Tale pratica ha avuto un’importanza centrale in passato in quanto ha rappresentato per molti secoli l’ossatura dell’economia abruzzese e tuttavia ancora oggi grazie a questo fenomeno ogni tavola ha il suo pezzo di pecorino nostrano. Anche l’agricoltura e la pesca, del resto, hanno assunto un rilievo sempre più importante negli ultimi decenni creando una tradizione gastronomica di altissima qualità. La differenza minima ma essenziale tra i brodetti di pesce alla “giuliese”, alla “pescarese”, alla “vastese” e alla “ortonese” indica quale attenzione si dedica al rapporto cibo-identità del territorio: ogni provincia ha molti piatti tipici. Alcuni ingredienti sono stati sostituiti nel tempo perché sono venute meno le condizioni socio-economiche che li giustificavano e rispondono ad un gusto diverso rispetto alla ricetta originaria come nel caso delle “scrippell ‘mbusse” (crèpes bagnate) che oggi sono intrise di brodo di carne mista e ieri invece con quello di ossa e cotenna di maiale. C’è però un fattore comune a tutta la terra d’Abruzzo che rispecchia la secolare tradizione economica della pastorizia e dell’agricoltura ovvero quello di trovare sempre presenti sulle tavole dei suoi abitanti i formaggi di diverse lavorazioni, la carne di pecora, la carne di maiale, l’olio buono di oliva, la pasta fatta a mano.

Non è affatto un caso che in Abruzzo abbiano una grande rilevanza le sagre e le feste popolari. Già dai primi giorni di giugno cominciano nei paesi più o meno grandi, dove vengono preparati in piazza i piatti tipici locali insieme a olio e vino, che noi illustreremo nel dettaglio quando ci soffermeremo nelle varie località. In questa sede ci limiteremo a sottolineare la devozione popolare e quanto sia forte nel territorio: ogni paese ha un santo protettore legato alla storia del posto da fatti reali e da leggende costruite su di essi. Come non accennare per esempio alla Perdonanza Celestiniana a L’Aquila il 28\29 agosto che, rinnovando il giubileo ebraico, ha dato inizio alla tradizione di quello cattolico: quando l’Arcivescovo legge le parole della bolla papale che concede l’indulgenza e apre la Porta Santa, i fedeli salgono in ginocchio la scalinata per venerare le reliquie del santo.

Altra simile occasione è la festa dei Serpari a Cocullo (AQ) dove il santo patrono, San Domenico Abate, viene portato in processione circondato da serpi che avvolgono anche il corpo dei portatori.

La “Madonna che scappa” è sicuramente la più suggestiva: si svolge a Sulmona la mattina di Pasqua nella piazza principale, gremita di fedeli attenti e commossi. Anche lo spettatore più coriaceo non può fare a meno di commuoversi nel vedere la Vergine vestita a lutto e portata a spalla da giovani robusti “correre” verso il figlio risorto che si trova sull’altro lato della piazza. Nella veemenza della corsa il mantello le si apre dando vita ad un suggestivo volo di colombe dal quale gli antichi solevano trarre auspici per il raccolto.
«Abruzzo forte e gentile» è un’espressione che trova un corrispettivo persino nel mondo animale: ci riferiamo al Pastore abruzzese. “Pastore” inteso come “cane pastore”, il quale è un esemplare canino di taglia grande a pelo lungo di colore bianco che può avere anche delle striature più scure. È uno dei più belli tra le razze canine italiane con la sua grande testa e gli occhi buoni. Viene allevato per custodire, imbrancare e difendere le greggi delle pecore anche dagli assalti dei lupi contro i quali ha sempre avuto la meglio. Oggi la razza selezionata viene allevata ad Anversa degli Abruzzi (AQ) ed i cuccioli vengono venduti anche in Francia e Svezia per la difesa degli animali domestici dai lupi. Non c’è in Abruzzo un solo pastore di pecore che non sia accompagnato da uno o più esemplari di questi splendidi cani che si confondono con il gregge, ma che al momento giusto sono pronti a scattare all’unisono per scacciare gli intrusi.

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